Da Enrico D'ambrosio.
La pandemia da Covid-19 ci ha riportato a contatto con l’invisibile. La visione del video realizzato da Domingo Ferrandis e promosso all'interno del Progetto SELENE mi ha rimandato a quanto scrissi in un post del 17 aprile 2020: “Torniamo a parlare di invisibile”.
Il virus ha messo insieme la materia e l’immateria. Un virus che non si vede, eppure c’è . Il "nemico invisibile" ( così l’abbiamo chiamato) ha colpito visibilmente, mortalmente e vitalmente, individualmente e collettivamente, localmente e globalmente le nostre esistenze.
Ci eravamo dimenticati che il cielo e la terra sono abitati da cose visibili e invisibili entrambi cose reali. Ciò non si dice solo nel Credo dei cristiani appartiene alla coscienza e consapevolezza dell’umano.
Dentro una cultura caratterizzata da una mentalità tecnocratica, infarcita di scientismo che si affida solo a ciò che e’ visibile e misurabile quale impatto ha lasciato il virus?
La "verità oltre il virus" e’ che questo evento ha lasciato tracce profonde nella dimensione umana- intima-relazionale, corporea-psichica-spirituale dell’uomo. Si apre lo spazio per un altro sguardo oltre quello scientifico e quello del sentito dire. Il virus ha toccato congiuntamente i corpi, la psiche e lo spirito; dei corpi ne abbiamo ben presto preso consapevolezza a causa del contagio; non così dei suoi effetti: alla paura del contagio e’ subentrato il contagio della paura, la paura dell’altro.
La malattia dal contagio dei corpi e’ penetrata nella confusione della mente fino a deprimere lo spirito accentuando la perdita della speranza. Quanto e’ accaduto nella pandemia attesta quanto l’uomo e’ stato colpito nella sua integrità e totalità.
Non e’ forse giunto il tempo in cui scientificamente si può riconoscere come ogni malattia/malessere così come ogni stato di salute/benessere influisce a livello psicosomaticospirituale? L’Uomo e’ uno. Come prenderci cura di tutto l’uomo?
L’opportunità dell’arte e della cultura e’ di rendere visibile l’invisibile. Non e’ questa anche la porta del sacro e una possibilità per la parola della fede? L’essenziale non e’ invisibile agli occhi? “Ma ciò che e’ invisibile si può svelare”. La pandemia ha scoperchiato il vaso di Pandora e noi oggi possiamo vedere ciò che c’e’ nel fondo, di pro-fondo e generativo per noi. Continuiamo a scavare nel fondo di noi stessi per saper cogliere oltre la minaccia la promessa, oltre il pericolo le possibilità che ci vengono offerte per maturare in umanità. Chi non matura, macera e marcisce.
“La ragione positivista, che si presenta in modo esclusivista e non è in grado di percepire qualcosa al di là di ciò che è funzionale, assomiglia agli edifici di cemento armato senza finestre, in cui ci diamo il clima e la luce da soli e non vogliamo più ricevere ambedue le cose dal mondo vasto di Dio. E tuttavia non possiamo illuderci che in tale mondo autocostruito attingiamo in segreto ugualmente alle “risorse” di Dio, che trasformiamo in prodotti nostri. Bisogna tornare a spalancare le finestre, dobbiamo vedere di nuovo la vastità del mondo, il cielo e la terra ed imparare ad usare tutto questo in modo giusto […] Direi che la comparsa del movimento ecologico nella politica tedesca a partire dagli anni Settanta, pur non avendo forse spalancato finestre, tuttavia è stata e rimane un grido che anela all’aria fresca, un grido che non si può ignorare né accantonare, perché vi si intravede troppa irrazionalità. Persone giovani si erano rese conto che nei nostri rapporti con la natura c’è qualcosa che non va; che la materia non è soltanto un materiale per il nostro fare, ma che la terra stessa porta in sé la propria dignità e noi dobbiamo seguire le sue indicazioni. […] Quando nel nostro rapporto con la realtà c’è qualcosa che non va, allora dobbiamo tutti riflettere seriamente sull’insieme e tutti siamo rinviati alla questione circa i fondamenti della nostra stessa cultura”, (dal discorso di Benedetto XVI , Reichstag di Berlin, Giovedì, 22 settembre 2011).
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