L’arte come via di trasformazione
Oggi insieme ad Eva, l’artista che ha promosso il laboratorio degli origami siamo stati a far visita e a far festa con gli anziani ospiti presso la casa di cura Fondazione Casa Serena a Brembate di Sopra. Non possiamo dimenticare cosa è drammaticamente successo, cosa hanno vissuto gli anziani in termini di dolore, perdite, morti, isolamento, senso di solitudine e di abbandono; non possiamo dimenticare quelli che sono stati sommersi e ci hanno lasciati nel tempo della pandemia, quelli sopravvissuti al Covid 19 restituendo loro nei gesti della cura salute, speranza, un senso di serenità e di leggerezza.
Immerso nello spazio espositivo accolto dal volto sorridente degli anziani , coinvolto dai racconti di questa esperienza -a nome dei mediatori del Centro di Giustizia riparativa di Bergamo, e degli amici mediatori di Valencia - ho sentito di liberare in volo alcuni pensieri:
A volte la vita ci trova come un foglio di carta. Un foglio fragile… Subiamo tagli e strappi dolorosi e non sopportiamo, in quei momenti, ciò che ci viene incollato addosso, nella forma di una facile di consolazione. Quale forma, nelle pieghe del dolore, può prendere di nuovo la nostra vita?
Metterci mano lasciarsi piegare, piegarsi senza spezzarsi. Le pieghe del nostro dolore ci trasformano mano a mano e noi a lasciarci lavorare, a credere che soltanto così la nostra vita possa assumere un’altra forma, una nuova forma, una forma più libera e leggera perché come dice Alda Merini “da queste ferite profonde usciranno farfalle libere” .
Creare mille origami a forma di gru non é certo un’usanza occidentale ma appartiene alla antica cultura giapponese…
Mi risuonano alcune parole di Etti Hillesum - “La maggior parte degli occidentali non capisce l'arte del dolore, e così vive ossessionata da mille paure.. .Sono accanto agli affamati, ai maltrattati e ai moribondi, ma anche... vicina al gelsomino e a quel pezzo di cielo dietro la finestra. Nonostante tutto, sono certa che la vita è bellissima, degna di essere vissuta e ricca di significato".
- “La via è difficile, ma non è grave. Dobbiamo prendere sul serio il nostro lato serio, il resto verrà allora da sé: e ‘lavorare se stessi’ non è proprio una forma di d’individualismo malaticcio”.
- “Una cosa è certa: non potrò mai scrivere le cose come la vita le ha scritte per me, in caratteri viventi. Ho letto tutto, coni miei occhi e con tutti i miei sensi, ma non saprò mai raccontarlo allo stesso modo. Potrei anche disperarmi per questo, se non avessi imparato che dobbiamo accettare le nostre forze insufficienti, però con queste forze dobbiamo veramente lavorare”. (E. Hillesum , Diario, 22 settembre 1942)
Lavorare su di noi perché ogni esperienza di dolore non ci indurisca e ci spezzi ma ci pieghi e ci renda malleabili nelle pieghe delle nostre ferite. E’ la cura per la canna incrinata e lo stoppino fumigante.
La parola Origami deriva dal giapponese Oru (piegare) e da Kami (carta). Significa “piegare la carta”, o “carta piegata”. La parola Kami però, con un ideogramma diverso ma con la stessa pronuncia, vuol dire anche Spiriti, divinità: questa sovrapposizione di significato lega inscindibilmente l’arte degli origami con la spiritualità, con la ricerca del Divino e dona a questa arte e tecnica una valenza sacrale.
L’arte giapponese degli origami ha in sé qualcosa di creativo, terapeutico, trasformativo, riparativo e creativo. «Quando pieghi l'arte del rituale e della creazione sono più importanti del risultato finale e quando le mani sono impegnate il cuore è sereno».
L’arte degli origami ci suggerisce qualcosa di prezioso a proposito della nostra vita, a proposito dell’arte, dell’arte che fa di ogni piega della nostra esistenza un’opera d’arte, della cura, della pazienza e della delicatezza necessaria un’opera di creazione e di trasformazione delle nostre ferite, della nostra spiritualità e della nostra preghiera.
Il grido dell’uomo si innalza ad ali piegate come una preghiera rivolta al cielo e mossa dal vento. La preghiera delle mille gru. Fogli che diventano una preghiera ad ali piegate; che cos’è infatti la preghiera se non il movimento di parole che si affidano in alto, all’altro, all’oltre; parole che rimangono in qualche modo sospese, come ex voto, legate a un filo sottile soffiate dal vento?
Lo Spirito che ci anima e’ per la nostra rinascita. “Non ti meravigliare se t'ho detto: dovete rinascere dall'alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito» (Gv 3,7-8).
Comments